Lino Lavorgna è nato a San Lorenzello, in provincia di Benevento, l’8 maggio 1955. Nel 1968 si
trasferì con la famiglia a Caserta. Il cognome gli ha dato la possibilità di creare la metafora
del cavaliere errante, figura simbolica che lo accompagna sin da giovinetto. L’anagramma, infatti,
rimanda a Galvano, celebre cavaliere della Tavola Rotonda. Da qui lo pseudonimo Galvanor da
Camelot, con il quale ha firmato molti articoli sin dall’inizio dell’attività giornalistica, nel 1972.
Fervente ecologista, nel 1974 fondò l’A.N.S.E. (Associazione Nazionale Salvaguardia Ecologica),
propugnando metodiche avanguardistiche rispetto alle organizzazioni tradizionali, in piena
sintonia con i dettami sui limiti dello sviluppo sanciti dal MIT (Massachusetts Institute of
Technology). Da sempre appassionato di fotografia, nello stesso anno, con due amici fondò a
Casertavecchia il Circolo fotografico Il Borgo, promotore di numerosi eventi culturali nazionali e
internazionali. Nel 1988 fondò l’Associazione Culturale Excalibur (ora Excalibur Multimedia
– www.excaliburmultimedia.wordpress.com), con la quale curò la prestigiosa mostra
internazionale sui Ponti di Leonardo a supporto del progetto ingegneristico che culminò con la
costruzione del Ponte di Öresund. Convinto fautore degli Stati Uniti d’Europa, nello stesso anno
fondò il Movimento Libera Europa (dal 2013 “Europa Nazione” – www.europanazione.eu).
Dopo una deludente esperienza in campo teatrale a causa della propensione a produrre poco e bene,
puntando sulle repliche di lunga durata, come avviene nel Nord Europa e negli USA – pratica poco
apprezzata nel nostro Paese – dal 1989 si è dedicato allo showbiz, cimentandosi anche come
conduttore e organizzatore di eventi di moda. Dal 1991 al 1994 ha diretto l’emittente televisiva
regionale “Teledue”, ubicata a Nola. Nel 2001 ha recitato nel film Come Sinfonia, diretto da Ninì
Grassia e nel 2006 è stato aiuto-regista di Mariano Iodice nel docufilm Codice Egizio. Nel settore
pubblico è stato dipendente del Ministero dell’interno (Economo della Questura di Siena e addetto
all’Ufficio stranieri dal 1982 al 1985), della Banca della provincia di Napoli nel 1986 e del
Ministero delle poste e telecomunicazioni (poi Poste Italiane SPA) dal 1987 al 2018.
Dal 2015 collabora col mensile “Confini”, occupandosi precipuamente di storia, geopolitica e
dottrina europea; dal 2019 collabora anche con la testata generalista “Ondazzurra”.
Dopo il suo primo romanzo, “Prigioniero del sogno”, edito nel 2015 da Albatros, ha scritto due
saggi storici: Il Piave mormorava (2018) e Storia d’Irlanda (2022) entrambi pubblicati a puntate nel
mensile “Confini”. Nel 2020 ha scritto una biografia dedicata al Papà: Lorenzo Lavorgna – l’uomo
che sapeva solo amare, pubblicata da “Adriano Gallina editore”. Nel 2016 ha ricevuto il “Premio
Internazionale Sublimitas” per l’attività giornalistica e nel campo dello showbiz. Nel 2024 è stato
insignito della laurea ad honorem dalla Università Popolare degli Studi Sociali e del Turismo, con
sede presso il Centro Direzionale di Napoli, dove ricopre il ruolo di docente associato nel
Dipartimento di Sociologia per le cattedre di “Teoria e pratiche della comunicazione” e
“Comunicazione e social media”
Dal 2022 le associazioni culturali da lui fondate e dirette organizzano la Rassegna multimediale
città di Caserta, destinata ai talenti in campo artistico e culturale. La rassegna prevede anche una
sezione tematica dedicata a importanti avvenimenti storici. (Canale YouTube)
Canale YouTube ANB Regione Campania: www.youtube.com/@anbcampania
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/anbregionecampania
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Aneddoto di vita militare.
Nel 1976 fece parte della squadra di bersaglieri che doveva presidiare la “zona A” di Seveso,
contaminata dalla nube tossica dell’Icmesa, per impedire che i residenti evacuati rientrassero nelle
abitazioni. Un giorno si presentò alla postazione un pittoresco personaggio sui sessanta anni, con un
sorriso smagliante e una larvata somiglianza col popolare comico Gino Bramieri, in compagnia di
un’altra persona più giovane. Con un buon italiano e il tipico accento statunitense chiese di
effettuare un sopralluogo nella zona maggiormente contaminata, esibendo un lasciapassare a doppia
firma. Appurato che fosse tutto in regola, fu munito del kit protettivo da indossare prima
dell’accesso. Il nome, ovviamente, non disse nulla e sparì subito dalla memoria: l’importante era
verificare che la foto sui documenti corrispondesse alla persona che si presentava al posto di blocco
e che il lasciapassare fosse autentico. Quasi un anno dopo, la casa editrice Garzanti pubblicò un
saggio del biologo statunitense Barry Commoner, “Il cerchio da chiudere”, nel quale venivano
compiutamente affrontate le problematiche ecologiche. Il saggio ebbe vasta eco e Lino Lavorgna si
precipitò ad acquistarlo, essendo nel pieno dell’impegno ambientalista. Si può ben immaginare la
sorpresa, pertanto, quando lesse il seguente paragrafo nella prefazione, per buona parte dedicata alla
vicenda di Seveso: “Ecco quali furono le mie impressioni durante un sopralluogo nella Zona A due
mesi dopo la sciagura. La prima immagine è un blocco stradale, con i cavalli di frisia e il filo
spinato che circonda la Zona A, quasi fosse un campo trincerato di una guerra di altri tempi. Due
giovani soldati sbucano dalla garitta che li protegge dalla pioggia battente: indossano la tuta
mimetica e imbracciano armi automatiche. Il nostro lasciapassare di ingresso nella Zona,
controfirmato dall’ufficiale sanitario regionale e dal sindaco di Seveso dopo mille traversie
burocratiche, viene solennemente controllato. Noi, non prima di aver indossato tute protettive,
anfibi, guantoni, maschere antigas e grossi occhiali, riceviamo il permesso di superare il blocco“.
Il caso aveva voluto che un anno prima si fosse imbattuto in uno dei più grandi scienziati al mondo,
docente di fisiologia vegetale presso l’università di Washington, fondatore del Centro per la
biologia dei sistemi naturali e, soprattutto, autorevole avversatore delle centrali nucleari.