PASSALACQUA Ugo


n. 1914 Chiaravalle (Ancona). Tenente s.p.e. (Servizio permanente effettivo) fanteria (carrista), 32° reggimento fanteria carristi.

Compiuti gli studi classici a Firenze, entrava, appena diciassettenne, all’Accademia di Modena dalla quale uscì sottotenente nel 1933. Promosso tenente nel 1935 dopo la Scuola di applicazione, nel novembre 1936 era destinato al 4° reggimento fanteria carrista e due anni dopo partiva per la Spagna. Assunto il comando della 4^ compagnia carri d’assalto del raggruppamento carrista, prese parte alla battaglia della Catalogna riportando una grave ferita, nel febbraio 1939. Rimpatriato, dopo un lungo periodo trascorso in luoghi di cura e in convalescenza, riprese servizio nel 32° fanteria carrista nell’agosto 1940 ed assunto il comando della1^ compagnia del IV battaglione carri M. 13/40, l’11 novembre dello stesso anno partiva per l’Albania. Decedeva il 10 febbraio 1941 nell’ospedale da campo 403 in seguito alle ferite riportate in combattimento.

Comandante di compagnia carri armati da lui creata e forgiata al suo entusiasmo e alla sua fede, durante una fase cruenta dell’azione, mancatogli il collegamento con un plotone spinto in rischiosissima missione nelle linee nemiche, volontariamente ed arditamente si lanciava col suo carro nel cimento per rendersi conto della situazione. Mentre riusciva ad avvistare i carri già colpiti ed immobilizzati, veniva raggiunto da granata avversaria che squarciava la corazza, gli spezzava e maciullava le gambe, feriva il pilota ed altro uomo dell’equipaggio. In così gravi condizioni, incitando il pilota, tenace ed incurante del dolore, persisteva nel compito e si svincolava dal martellamento nemico, solo dopo essersi reso precisò conto della sorte toccata agli altri carri. Riuscito dopo sovrumani sforzi a rientrare nelle nostre linee, estremamente indebolito pel sangue perduto, accettava le cure solo dopo gli altri uomini dell’equipaggio. Durante la dolorosissima medicazione, calmo, riferiva sull’esito della missione; nell’attesa dell’ambulanza dava l’addio ai carristi che lo circondavano, incitandoli a durare, e nel luogo di cura, benché conscio della fine, volgeva costantemente il pensiero al suo reparto e non manifestava altro dolore che quello di non poterlo più guidare alla vittoria. Altre volte decorato e ferito. Fulgido esempio di elevate virtù militari e di indomito valore.- Klisura (Fronte greco), 26-27 gennaio 1941.