LA MIA QUARANTENA E’ FINITA

“Pronto dottoressa, buongiorno … un bel buongiorno per me! Ho terminato la quarantena, mi può, per favore dire cosa debbo fare ora?”

“Non deve fare nulla di diverso da quanto fatto nei giorni precedenti; non deve uscire di casa!”

“Ma debbo recarmi presso lo studio medico dove è in cura mia moglie. Debbo ritirare la ricetta per le medicine di cui ha bisogno.”

“Allora mi raccomando appena ritirate le medicine torni in casa e allo stesso tempo si informi perché da oggi è possibile avere le ricette via Mail e ricevere le medicine a casa, come si può fare per la spesa”.

Al termine della telefonata, inizia la mia prima giornata di “normalità” al tempo del Coronavirus. Sono emozionato come se dovessi andare a combattere.

Da buon soldato rifaccio il mio letto singolo per l’ultima volta, stasera tornerò a dormire vicino a mia moglie con la quale volutamente mi sono comportato con le stesse regole dettate dal governo perché, forse, mi sento colpevole nei suoi confronti dal momento che il guaio che stiamo vivendo in famiglia da quattordici giorni è mia responsabilità. Sono io, infatti, e non lei, che (anche se un solo giorno prima dell’emanazione delle restrizioni governative) ho partecipato a quella cena durante la quale sono stato a contatto con una persona che poi è risultata positiva.

Subito dopo il letto, altra operazione importantissima: un lunghissimo affettuoso bacio a mia moglie come desideravo da tanti giorni per suggellare il ritorno alla normalità, almeno fra noi due.

Dopo una “purificatrice” doccia è iniziata la preparazione per la grande uscita: usuale vestizione e poi ……. la mascherina (unica e sola esistente in casa e conservata per l’occasione) …….. i guanti di lattice (che faticata metterli, tanto che ho rotto il primo paio)….. e pronti, via sul pianerottolo. Eh no!, Tornare indietro! Ho dimenticato il foglio con l’autocertificazione!

E ancora via! Ascensore e, finalmente, apertura del portoncino della palazzina per scendere tre gradini e trovarmi all’aria aperta!!

Bellissimo pensare che sono tornato ad assaporare la possibilità di camminare per strada e, malgrado sia contrario al fatto che molti ancora lo facciano senza averne necessità, capisco la tentazione che molti hanno di uscire e correre.

E’ bellissimo! La cosa più naturale del mondo, camminare per strada, è oggi bellissimo! Forse perché è diventato un frutto proibito.

Sono psicologicamente teso e penso a come mi debbo comportare con quella signora che sta procedendo verso di me. Ma non fare lo sciocco, mi dico, vai diritto e prosegui, l’importante è che non ti sfiori. Ma scopro improvvisamente di essere un vigliaccone e a dieci metri da lei devio e scendo dal marciapiede e vado in strada. Tanto non c’è pericolo, non transita nemmeno un’auto.

Nel tragitto verso la farmacia, una visita in chiesa (vuota, un solo fedele in preghiera) per ringraziare il Signore di avermi fatto superare indenne il periodo di quarantena senza che arrivassero i temutissimi affanno o tosse, e l’altrettanto temuta febbre (misurata due volte al giorno!!). Grazie Signore. Ti prego proteggici e fai cessare presto questa pestilenza.

Più avanti vedo l’insegna dello chalet dove fanno quei meravigliosi maritozzi alla panna che piacciono tanto a mia moglie. Ma mi rendo conto che questa volta dovrò passare davanti senza entrare perché è chiuso. Come tutto il resto del mondo è chiuso! Quella scuola dove andavano le mie bambine, la mia banca, il mio bar.

E così via fino allo studio medico, continuando a schivare quelli (non molti) che incontro e penso che non mi sto certo godendo questa uscita tanto desiderata.

Ritirata la ricetta mi reco in farmacia per constatare che è stata trasformata in un campo minato. Righe per terra con distanze e avvertimenti, mancano solo i reticolati. Le persone a distanza, in attesa come degli zombi. Non un movimento, non un sorriso!

Con la busta delle medicine esco dalla farmacia e mi riavvio verso casa e solo allora mi accorgo che dietro quel palazzo dopo una ventina di passi, svoltando a sinistra, potrei trovarmi alla marina …… bellissima da sempre, con il mare pronto ad essere ammirato. Sto per svoltare l’angolo, sto per bearmi di quella vista, quando la voce della Dottoressa è tornata alla mia mente “Torni subito a casa! È la migliore cosa da fare per aiutarci, per aiutare tutti a superare questo brutto momento”.

Resisto e, malvolentieri, tiro diritto; e faccio bene perché nel mio piccolo mondo, in quel momento costituito solo me stesso, mi sento (forse un po’ esageratamente) un eroe!

Per distrarmi smetto di controllare gli altri (pochissimi) passanti e inizio a guardarmi intorno. E vedo le bandiere alle finestre e ai balconi, gli striscioni con le scritte che fino ad oggi ho visto solo in televisione ….. “ce la faremo” ……… “andrà tutto bene” ………. “dottori e infermieri, siete i nostri eroi” …… “l’Italia ripartirà” ………

E sempre da solo con me stesso, mi commuovo e nel guardare in alto mi accorgo che c’è uno splendido sole e che l’aria è mite e tiepida. E’ una bellissima giornata di primavera!

Riprendo a camminare di buon passo. Pur non conoscendola, saluto un’anziana signora con il cane; mi guarda meravigliata prima di rispondermi. Non so se mi sorride perché anche lei indossa la mascherina.

Saluto con la mano anche un amico che sta alla finestra e che con il cellulare mi fa una foto e scherzando mi chiede se ho al seguito l’autocertificazione. Lo saluto ancora e apro il portoncino della palazzina, un ultimo sguardo al meraviglioso “fuori” e rientro nella vita normale del “Coronavirus”.

Mentre l’ascensore mi porta alla mia abitazione mi giunge alla mente un pensiero: io voglio quel “fuori”, voglio che torni presto ad essere parte integrante della mia vita, voglio che torni ad essere una cosa di cui normalmente non mi accorgo nemmeno che ci sia.

E non sarà certo uno schifoso e maledetto virus ad impedirmi questo!!