Il 30 giugno di 171 anni fa, cadeva, colpito a morte a Villa Spada a Roma, nei pressi del Gianicolo, Luciano Manara, una delle figure più luminose del Risorgimento italiano e della Storia dei Bersaglieri.Era accorso a Roma dalla Lombardia, lasciando la famiglia e tre figli in tenera età, per affiancare Garibaldi nella difesa della Repubblica Romana, appena sorta. Luciano Manara cadde in combattimento, con il sogno di fare della Sua morte e un esempio e uno sprone per la realizzazione dell’ideale mazziniano di un’Italia unita, libera, indipendente e repubblicana.Lo aveva scritto in una lettera, appena prima di immolare, in battaglia, la sua straordinaria, ineguagliabile esistenza, diventando per i Bersaglieri e per tutti, una splendida icona del coraggio, dell’onore; un simbolo adamantino dei valori profondi del Bersaglierismo e dell’Amor Patrio. Amico di Carlo Cattaneo, il noto pensatore liberale e federalista milanese, partecipò insieme a Lui e a Nino Bixio, alle Cinque Giornate di Milano; fu protagonista in vari episodi della Prima Guerra d’Indipendenza e, dopo aver combattuto con l’Esercito Piemontese contro gli austriaci in Trentino e sul Po; organizzò, con seicento Bersaglieri lombardi, la spedizione in difesa della Repubblica Romana. Capo di Stato Maggiore dei Volontari garibaldini , guidò l’ultimo assalto a Villa Spada contro i soldati francesi .Quel giorno di fine giugno, Luciano Manara compiva ventiquattro anni e tre mesi. Una breve ma folgorante vita, una leggendaria parabola esistenziale di cui faranno testimonianza perenne innumerevoli strade, scuole, monumenti e giardini intitolati, in tutta Italia, al Suo nome.
In quelle stesse ore del 30 giugno 1849, giaceva, ferito e morente, non lontano dal Gianicolo dove cadeva Manara, un altro grande Bersagliere della iconografia eroica del nostro Risorgimento: Goffredo Mameli. “Poeta e guerriero”, come fu definito, aveva già composto, ventenne, i versi immortali del Canto degli Italiani.La notizia della morte dell’amico Luciano, con il quale aveva combattuto nelle Cinque Giornate di Milano e al Gianicolo, nelle stesse battaglie di quei giorni, aveva certamente accelerato la Sua fine.Nel triste ospedale dei Pellegrini a Roma, ove era stato ricoverato dopo il ferimento a Villa Corsini, Mameli viveva gli ultimi istanti di una vita eccelsa in cui la parola eroe e l’aggettivo sublime appaiono, per una volta, privi di retorica e assolutamente appropriati.Aveva soltanto 21 anni, ma un destino già segnato dalla gloria; Bersagliere, attivista della Giovine Italia, garibaldino, Poetae cantore della Patria: un percorso irripetibile, un’abbagliante scia luminosa che avrebbe lasciato una traccia profonda nella Storia e nel nostro sentimento patriottico, un retaggio prezioso e attuale, un sigillo sacrale ed eterno del nostro “sentirci italiani”.