Il Silenzio fuori ordinanza ha avuto un senso particolare, in località Col di Pascoli nella frazione di Bolzano bellunese. Si è parlato di un soldato, ma se ne sono ricordati molti di più. É stato, in un certo senso, il “milite ignoto” del Bellunese, a cui è stato dato un nome. Alpini e bersaglieri insieme hanno ricordato il caporale Giovanni Battista Belmondo, morto a 37 anni, lungo la mulattiera che collega Case Bortòt al Pont de Mariano, durante la ritirata di Caporetto. Nel 1936, la salma del piemontese Giovanni Battista Belmondo venne inumata presso la chiesa Sacrario di Mussoi, ed è presente nell’Albo d’oro dei caduti della Grande guerra – tra gli altri – insieme all’aviatore Arturo Dell’Oro, morto in volo sulla Schiara. É stato questo il filo conduttore della tradizionale “Festa in Col”, organizzata dal Gruppo Alpini S’ciara, Bolzano, Tisoi, Vezzano sezione di Belluno, a cui quest’anno hanno partecipato anche i bersaglieri delle sezioni di Belluno e di Feltre, il presidente provinciale Alvise Peloso e quello regionale, Antonio Bozzo, che è arrivato con il medagliere del Veneto. Per un’occasione così importante non poteva mancare la “Fanfara di Anb Alpago – Ponte nelle Alpi” di Belluno, diretta da Paolo Molaschi. L’idea di questo momento di aggregazione tra alpini e bersaglieri è dato da una scoperta storica da parte di un ricercatore locale, parliamo di Giorgio Tosato e del collaboratore Pietro Sommavilla, alla fine dello scorso anno. Proprio al termine dell’anno del Centenario del primo conflitto mondiale, lo storico ha fatto una scoperta, che per molti, sembrava un’impresa impossibile: ovvero dare un nome ad un soldato la cui lapide, anonima, si trova lungo la mulattiera che collega Case Bortòt al Pont de Mariano. La dicitura riportava: “Alla memoria del soldato caduto per la Patria”. Bene, oggi quel soldato, grazie al minuzioso lavoro di ricerca di Tosato e Sommavilla, ha finalmente un nome: è stato identificato come il 37enne Giovan Battista, detto Giobatta, Belmondo. Era un caporale del Genio zappatori, aggregato al 19esimo Reggimento Bersaglieri, deceduto la notte del 10 novembre 1917, nella Valle dell’Ardo. Oltre all’intero reggimento dei bersaglieri, c’erano anche parte del Battaglione alpino Fenestrelle, ma anche fanti della Brigata Reggio e la Milizia territoriale e molti altri vari corpi, sbandati poichè molti erano stati uccisi o fatti prigionieri. La giornata di domenica è iniziata con l’onore ai Caduti proprio alla chiesa-ossario di Mussoi. A salutare tutti i presenti ci ha pensato il capogruppo degli alpini gruppo S’Ciara, Luigino Giozet. A Gianpiero Fontana della sezione di Belluno dell’Associazione nazionale bersaglieri il compito di spiegare il motivo del momento di incontro tra i due corpi: «Oggi siamo qui in questo sacrario a onorare e ricordare i soldati caduti per la Patria durante la Prima Guerra mondiale, in particolare il geniere piemontese Giobatta Belmondo appartenente al 19esimo reggimento Bersaglieri, quel reggimento che nell’autunno del ’17, durante la ritirata, dopo Caporetto, ha avuto l’ordine di ripiegare sulla Carnia e di passare attraverso la Mauria e Longarone e prendere la via dei monti per sottrarsi alla cattura, da Igne, Caiada, Bolzano, Tisoi e Bribano per poi arrivare alla linea del Piave». Il momento è poi proseguito in località Pascoli, a Col dove è stato simulato il passaggio dei soldati nel novembre 2017. É seguita la messa presieduta da don Gemo Bianchi e il diacono Francesco D’Alfonso. Prima del rancio alpino, il capogruppo degli alpini Giozet, ha ricevuto in dono un libro sul Fiume Sacro alla Patria, il Piave, da parte del presidente regionale dei bersaglieri, Antonio Bozzo. I presenti sono poi stati allietati da numerosi brani eseguiti dalla Fanfara.