Con l’aumentare delle compagnie venne introdotta l’usanza di presentarsi tra ufficiali, sottufficiali e bersaglieri con il numero della compagnia, poi con quello del battaglione e più tardi, ma molto di rado, col numero del reggimento: per cui due militari incontrandosi si presentavano così: uno salutando diceva, primo (s’intenda battaglione); l’altro rispondeva settimo; a questa prima concisa presentazione seguivano i cognomi, poi subito mille domande, a cominciare dai nominativi di tutti gli ufficiali o dei sottufficiali del reparto di appartenenza.
Era dovere inoltre presentarsi al comandante del reparto, se ufficiale; se si trattava di sottufficiale, ai colleghi; e così dall’alto in basso fino al bersagliere semplice. Seguiva un immediato invito a pranzo o al caffè. Questa consuetudine forniva la possibilità di scambiare reciproche notizie su battaglioni e compagnie ; di raccontare le gesta personali, di mantenere vive le conoscenze e amicizie. Si noti che anche quando il Corpo raggiunse il numero di 45 battaglioni, le relazioni si mantennero vivissime; in breve la consuetudine divenne obbligo per tutti, ma specialmente per i nuovi del Corpo e gli inviti tanto più si facevano quanto meno intime erano le amicizie e le conoscenze personali.
Si ricordi inoltre che ogni ufficiale e sottufficiale si riteneva obbligato a sapere a memoria i nomi degli ufficiali dei diversi battaglioni e a conoscerne le gesta, i meriti, i difetti; e parlando di un battaglione o compagnia bastava accennare soltanto al nome del Maggiore o del Capitano, per risalire a fatti di valore, ad episodi eccezionali. La tradizione orale anziché perdere elementi, metteva radici ed anche se si incontravano battaglioni provenienti da siti lontani, si instaurava subito un’intimità, un’amicizia e si saldavano rapporti di stima come fra persone che già si conoscevano da tempo.
ALTER da Rivista Militare italiana del 1886