E’ risultato difficile ed addirittura impossibile stabilire e quindi riferire sulla data di nascita della Fanfara, i cui primordi risalgono all’Esercito sardo piemontese, poi trasformato in Esercito Italiano. Peccato, ma possiamo anche sopperire a questa …mancanza perché solo l’accenno alla passione e all’entusiasmo che suscita questo complesso – unico al mondo – contribuisce ad alleviare questa lacuna. Accenniamo soltanto al dipinto del Cammarano che compiutamente descrive l’impeto di una pattuglia di bersaglieri che irrompe nella breccia di Porta Pia con in testa due trombettieri: il Caporale Tummino che , colpito a morte perde la tromba e si abbatte al suolo ed il bersagliere Nicola Scatoli alle sue spalle, che continua a suonare la carica (risulterà poi ferito ad una gamba e mutilato). Ricordiamo altresì la visione di una Compagnia bersaglieri che di recente (1956) è uscita dalla Caserma Ceppi in Torino con alla testa un trombettiere. Abbiamo accertato che le prime compagnie di fanti piumati non avevano una Fanfara, ma erano dotate di trombettieri, quasi sempre volontari, che avevano l’incarico di ritmare il passo durante la marcia e in guerra di suonare la carica; in guarnigione invece dovevano segnalare l’inizio delle operazioni giornaliere attinenti alla: sveglia, caffè, adunata, la corsa, rancio, picchetto, ritirata, contrappello e silenzio. In merito al ritmo della corsa e della musica poi giova ricordare che tale G. Cecconi aveva pubblicato nel 1875 un volume sul “Passo militare” che sottolineava come “…marciando con celerità ci si affatica meno che marciando con lentezza e soggiungeva … il passo celere ha il doppio vantaggio di economizzare le forze in vista del tempo d’impiego per raggiungere l’obiettivo” ; proseguendo su questo avviso suggeriva di assegnare un corpo musicale che intonasse gli inni cremisi allora in voga a ciascuno dei sei reggimenti in vita e di stanza a Cuneo, Como, Modena, Ravenna , Livorno e Capua. Da quei reparti erano state tratte le truppe addette. alle operazioni contro il Brigantaggio ed i Bersaglieri in quelle circostanze avevano ben figurato grazie al loro impiego a manipoli, dotati ciascuno di un trombettiere. Non si trattava di musicisti professionisti e non era richiesta un’elevata conoscenza musicale, si avvalevano inoltre di una semplice cornetta in Si Bemolle con valvola ad un tasto di tipo francese.
Con la recrudescenza della lotta al brigantaggio il Corpo fu ristrutturato come da decreto del 23 gennaio 1861 e i battaglioni bersaglieri vennero aumentati da 27 a 36 e riuniti in 6 reggimenti; sembra che nella circostanza ogni Battaglione riuscisse a costituire una Compagnia di trombettieri ed una coppia di questi veniva rilasciata a supporto dei battaglioni impiegati a scaglioni nei combattimenti: non contro un esercito regolare, ma contro bande partigiane agguerrite e ben determinate. Ecco che i trombettieri riuniti in un Compagnia, forse anche sotto il vigile sguardo del Comandante di Battaglione, diedero vita in guarnigione ad un Complesso musicale simile a quello delle Bande cittadine, ma dotato di soli ottoni, quei militari erano addestrati a correre e a suonare: era …nata la Fanfara!